In difesa di Riccardo Luna: da SilkRoad a TOR

I

Credo che il sintomo principe del fatto di stare invecchiando sia quello di mal tollerare gli estremismi, di qualunque lato essi siano.
Non dissimile anche questa volta l’ennesima polemica sull'[Articolo di Riccardo Luna][2] su Repubblica, un pezzo sicuramente indegnamente titolato e sicuramente non dirompente nelle sue novità, ma ancora più certamente non così da vituperarsi.

Sia chiaro, il titolista di Repubblica meriterebbe trenta frustate o la permanenza per qualche mese in una gabbia in mezzo alla sala server di @Autistici, ma se rimuoviamo il titolo roboante, sbagliato e pure un po’ cazzone troviamo un [articolo piacevole][2], interessante e che mostra una parte della rete TOR sicuramente non conosciuta da tutti. Spiega anche abbastanza bene della nascita e degli ideali di TOR e degli scopi massimi.
Ok, Silk Road non è certo la novità dell’anno, ma è compito del giornalista anche quello di riportare l’attenzione si certi temi. Ma non con certi toni. IMHO, ovviamente…

E quindi?

E quindi adoro visceralmente (lo sapete) il genio che scrive su [La Privata Repubblica][3] il post di oggi contro Luna stesso dal titolo [“Santa Inquisizione Popolare: Riccardo Luna”][3] che mi ha fatto piegare sino alle lacrime. Lo adoro quando chiude il suo articolo così:

> P.Q.M.
> Il SIPOPIL dichiara l’imputato LUNA Riccardo colpevole dei reati lui ascritti e determina la pena in: anni TRENTA di lettura coatta e reiterata di “The Net Delusion” di Evgeny Morozov con conseguente trascrizione/apposizione su carne viva (da effettuarsi con biro arroventata) dell’intero contenuto del saggio; anni DODICI di reclusione all’interno della STANFORD University ed iscrizione esclusiva ed obbligatoria al Program on Liberation Technology; ed infine anni QUATTRO di esilio forzato in Pakistan allo scopo di seguire il campionato di cricket autoctono.
> Il SIPOPIL determina altresì come pena accessoria per il LUNA Riccardo la costituzione forzosa di un’application per iPad/iPhone che permetta all’acquirente di lanciare i famigerati Bonsai Kitten dai cavalcavia dell’autostrada A1 (preferibilmente all’altezza tra Cassino e San Vittore del Lazio). (caldamente consigliato [tuttol’articolo][3])

Ma non basta.

Non basta perchè mi fa sinceramente incazzare che Riccardo non abbia pensato a come il suo articolo potesse essere banalmente e immediatamente riletto in una chiave che non era sicuramente quella che lui voleva. Perchè si sa come tutti cerchino il marcio in ogni parte del mondo, come si infangano migliaia di attivisti salvati con un sito di deficienti che non differisce di nulla da molto quartieri delle grandi città.

Mi fa incazzare questo gusto dell’orrido e questa becera ignoranza di base che fa scrivere titoli come [“Sesso, droga e armi la faccia cattiva del web”][2] parlando di una tecnologia che [salva ogni giorno centinaia di attivisti][5]. Che è alla base di sistemi grandiosi di gestione dell’anonimato e del whistleblowing come [GlobaLeaks](http://globaleaks.org). Che consente a [Reporters Without Borders](http://en.rsf.org/) di fare il loro lavoro. Sponsorizzato da [Human Rights Watch](http://www.hrw.org/news). E che è utilizzato in [decine e decine di contesti](https://www.torproject.org/about/torusers.html.en) per la libertà.

Mi fa incazzare perchè da consumato professionista quale ho imparato a stimarlo, non capire come si strumentalizzasse il suo articolo è un errore che non gli perdono e di cui dovrà fare ammenda. E so che lo farà, perchè probabilmente da perfezionista è più incazzato di me e capisce taluni temi.
E perchè gli ho telefonato per dirglielo :)

E assieme all’incazzatura mi assale un dubbio. Un dubbio che un post come questo l’avevo già scritto molte volte. E una ricerca su Google tira fuori un mio post dalla mia rubrica [(in)Sicurezza][1] su Punto Informatico. Un post del [7 Aprile 2008][1] che si intitola [“Dove finisce la paura ed inizia Internet”][1]:

> …
> E, sopra a tutto, ho spiegato che ciò che mi ha difeso negli esordi di Internet, quello che mi ha fatto da scudo di fronte a contenuti rivoltanti o sconvolgenti, la mia barriera contro l’utilizzo di droghe o la deviazione non è stato un filtro internet o una rete blindata, ma l’educazione e la formazione che ho ricevuto dai miei genitori e dai miei educatori o insegnanti. Ed un pizzico di intelligenza e di senso critico.
> Non si può volere una rete sicura a priori perché il genitore non ha tempo da passare con il figlio per provvedere al suo sviluppo. Non si può volere una rete sicura perché deve divenire, come il televisore in fascia protetta, una sorta di babysitter davanti a cui parcheggiare il pargolo per interminabili ore, sicuri che “non vede niente di male, eh!”. Non si può.
>
>Internet è una fonte di informazioni, un mondo, un ecosistema. Non è differente dalla vita reale, è solamente più agevole in quel contesto pubblicare e ritrovare informazioni che nella vita reale sarebbero comunque rintracciabili e pubblicabili.
> Internet obbliga a crescere per essere usufruita, e invece del manualetto istituzionale sui rischi di Internet e su come utilizzarlo in modo sicuro, vorrei vedere un manuale del Ministero della Salute che insegni a fare i genitori.
> Sia chiaro, non ritengo necessario nessuno dei due, intendo solo fare comprendere che dinamiche e pericoli di Internet non sono difformi dalla vita reale, non sono differenti e devono essere trattati nello stesso modo: parlando e spiegando. Non si può lasciare che la televisione, Internet, Dio, il Furby siano la fonte di informazione e di educazione di un bimbo/ragazzino che probabilmente ha solo necessità di una cosa: qualcuno che gli spieghi come funzionano le cose e la vita. Che sia un genitore o lo stato, che sia un educatore o un parente o un amico, non ha importanza.
> E a questo punto, vedendo le facce dei presenti scure ma annuenti ho capito che, forse, per una volta ero riuscito a esprimere un concetto che sono anni che cerco di formulare.
> Non si protegge un bambino dalla vita, gli si insegna ad comprenderla e affrontarla.
> Non si protegge un bambino da Internet: gli si insegna a comprenderla ed affrontarla.

E, perdonatemi, ma vedere che mi ritrovo nel 1012, l’Anno del Contatto, dei Maya e del futuro a ridire le stesse cose del 2008 mi fa incazzare. O mi intristisce.

O ambedue.

Estote Parati.

[1]: http://punto-informatico.it/2247069/PI/Commenti/insicurezza-dove-finisce-paura-ed-inizia-internet.aspx
[2]: http://www.repubblica.it/tecnologia/2012/04/11/news/sesso_droga_e_armi_la_faccia_cattiva_del_web-33089682/?ref=HREC1-10
[3]: http://www.laprivatarepubblica.com/santa-inquisizione-popolare-riccardo-luna/
[5]: http://boingboing.net/2011/12/29/state-of-the-arms-race-between.html

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
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