Il coraggio di chiedere scusa: perché mangerò pasta #Barilla.

I

E’ facile fare umorismo, è facile arroccarsi dietro le proprie convinzioni. Ma tra le cose più complesse da fare, tra quelle che richiedono più coraggio, c’é chiedere scusa e comprendere la portata delle proprie affermazioni.

Sarò poco politically correct, sarò strano io di mio, ma in tutta sincerità preferisco di gran lunga un Brand che esprime le sue opinioni, in un contesto di libertà di espressione, e che capendo quello che accade si scusa. E mi tocca sensibilmente la prima pagina del [sito Corporate di Barilla][1] che riporta in posizione incontestabile e senza alcuna possibilità di fraintendimento le scuse della persona coinvolta. Mi tocca che si sia preso la responsabilità di chiedere scusa, non per il gesto in sé, che per quanto non condivisibile è comunque una sua libera opinione (peraltro condivisa sulla rete da migliaia di persone che lo hanno supportato), ma per non aver compreso il dolore arrecato con le sue parole ad una molteplicità di soggetti che in un Brand, soprattutto di queste dimensioni, vedono una occasione valoriale ed in un brand caro poiché storico e legato alle proprie origini vedono una aspirazione al meglio e non ad una chiusura.

Nella maggior parte dei casi il comportamento standard di una discussione è quello di soppesare torti e ragioni, quasi a gara per capire chi abbia più ragione, più motivazioni, più “sbagliato” o meno “sbagliato”. Ho imparato nel tempo che poco conta focalizzare l’attenzione sui motivi dei dissapori perché a volte le intenzioni, anche le migliori, possono avere effetti dolorosi del tutto imprevedibili e ci fanno infilare in tortuosi percorsi di rinfaccio reciproco. Quella che viviamo non è una lotta per stabilire un vincitore e un vinto: fermarsi è l’unico modo per chiudere una volta per tutte la questione.

Certamente è compito di una figura apicale societaria quella di soppesare le parole, e sono convinto, al pari del buon [Enrico Sola][2] che fa una [stupenda (imho) analisi del fenomeno][2], che sia assolutamente stato un errore da parte di Barilla esprimersi in quel modo, ma non certo un errore di opinione, quanto un errore dettato dall’incomprensione che una affermazione del genere avrebbe urtato non solamente i gay, ma anche tutto un substrato (numerose) di persone con una forte sensibilità sul tema.

Anche dopo una sfuriata o un semplice malinteso quello che conta è andare oltre, veramente e con onestà. Imparare a considerare quello che è successo semplicemente per quello che è: un momento di confronto o di scontro vissuto in pienezza, che dovrebbe avermi insegnato una maggiore sensibilità verso un problema e che mi fa crescere nella consapevolezza di dover impegnarmi a maggiori attenzioni verso (in questo caso) gli utenti del mio Brand.

E tanto importante quanto chiedere scusa è imparare a perdonare. Perdonare chi sbaglia per dargli la possibilità di migliorare, di migliorarsi anche attraverso questo errore. Certamente vigilando, a questo punto, che la nostra fiducia non venga nuovamente tradita, ma comunque sia f

> Non bisognerebbe lasciare alla mente lo spazio per quell’inganno velenoso che è il pensare che il mondo attorno a me sia cattivo e che voglia frodarmi costantemente e ripetutamente. Siamo stati derubati del piacere di provare fiducia negli altri. E ciò è grave non tanto perché, privandoci dell’altro, ci priviamo di una risorsa importantissima per noi, bensì perché l’avere fiducia negli altri si fonda sostanzialmente sull’avere fiducia in sé stessi. E più darai fiducia a te più darai fiducia all’altro. ([Oscar di Montigny – Il coraggio di Vincere][3])

Mi fanno, invece, tanta tanta paura quelli che alle spalle del fallimento e dell’errore di qualcuno, ne approfittano biecamente per lanciare messaggi di “apertura” che mai hanno prima presentato. Questa abitudine parassita è il peggio che mi hanno insegnato a riconoscere: è la piena espressione del voltafaccia populista, della deriva del consenso, che questa volta si muove in questa direzione e la prossima volta nella direzione opposta, spinta dal solo vento della “moda del perbenismo”.

E continuerò a mangiare Barilla. Non perché ce l’abbia con i gay o perché pensi vi sia fondamento nella famigliola di plastica della sua pubblicità, ma perché sono felice di dare l’opportunità di cambiare, per il meglio, a chi ha fatto errori. E di sentirmi parte di una realtà che non è il pagliaccio trasformista dell’occasione, ma che a piccoli passi e con gli errori impara a diventare grande.

Perché, come dice il mio socio, e come [ricordo nel mio video a cui tengo di più][4] tra tutti quelli da me registrati:

> “si impara solamente in due modi: [a calci in culo e a facciate][4]”

Estote parati.

Per maggiori info:

* La [Home Page di Barilla][1]
* Il bel contributo di [Enrico Sola su Il Post][2]
* Il grandissimo post di [Oscar di Montigny][3]
* Il video [LifeHacking for Hackers][4]

[1]: http://www.barillagroup.it/
[2]: http://www.ilpost.it/enricosola/2013/09/26/comestracuocereunbrand/
[3]: http://www.oscardimontigny.it/il-coraggio-di-vincere-12-la-strategia-della-fiducia.html
[4]: http://mgpf.it/2011/09/29/zenlife-lifehacking-for-hackers.html

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
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