TL;DR; ovvero la versione breve se non avete tempo…
Il più vasto studio quantitativo mai realizzato in italia sui comportamenti dei follower dei politici su Twitter, in cui vengono analizzati i siti web condivisi online dai follower su Twitter di 8 personaggi politici di differenti schieramenti (Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, Matteo Renzi, Nicola Zingaretti, Laura Boldrini, Monica Cirinnà).
Nella classifica dei siti italiani di informazione più condivisi dai follower, guida nettamente Repubblica, seguita dal Fatto Quotidiano e quindi dal Corriere. A seguire Ansa, Libero Quotidiano e La Stampa.
La classifica dei follower più attivi nella condivisione di disinformazione vede in prima posizione quelli di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, mentre terza e quarta posizione sono occupate dei follower di Luigi Di Maio e da quelli di Giuseppe Conte. Anche nella sfera di sinistra esiste il fenomeno, riferibile principalmente ai followar di Matteo Renzi e, in numero minore, Nicola Zingaretti.
I due siti di disinformazione presenti nella top30 presentano un numero di condivisioni maggiore di molti quotidiani a livello nazionale, come Il Giornale, La Stampa, Il Messaggero, il Sole24Ore, Il Secolo d’Italia, a confermare l’incidenza del fenomeno della disinformazione sulla formazione dell’opinione pubblica in Italia.
YouTube, con oltre 1.600.000 condivisioni, rappresenta da solo per volumi una dimensione pari alla somma dei primi 5 siti di informazione italiani condivisi, configurandosi di gran lunga come la prima fonte informativa condivisa dai seguaci dei politici italiani su Twitter.
I dati e la versione ad alta risoluzione delle infografiche di cui sopra sono disponibili, previa registrazione a questo indirizzo.
Lo Studio completo
Quali politici e perché
Mi perdonerete il titolo un po’ click-bait, ma qualcosa per attirare l’attenzione ci voleva anche…
Alcuni di voi ricorderanno il mio editoriale/ricerca di qualche giorno fa su Open relativo a come i follower di Matteo Salvini e Giorgia Meloni fossero veicoli attivi per la propagazione di siti di disinformazione. La ricerca ha, come c’era da aspettarsi, attirato gli strali di molti soggetti politicamente schierati, e addirittura il grande giornalista Nicola Porro si è espresso, con il garbo, savoir-faire che lo contraddistinguono, e lo ringrazio per le garbate contestazioni che mi hanno permesso di migliorare la classificazione.
In realtà la ricerca nasceva dalla contingenza: la alterco tra Report e Giorgia Meloni mi aveva lasciato con ben più di qualche dubbio sulla qualità dei dati che Report aveva presentato, e volevo vederci chiaro investendo un po’ di tempo per analizzare personalmente se effettivamente esisteva un contributo attivo dei follower dei due politici nella diffusione di disinformazione. E l’ho trovato, senza dubbio alcuno: i fan dei due politici sono immensamente attivi nella propagazione di siti conosciuti per creare e divulgare disinformazione, e tale è la portata che tali siti sono in posizione prominente tra i primi 10 più linkati dai follower di entrambi nell’ultimo mese.
Ma la domanda rimane aperta e sicuramente le sollecitazioni provenute da molte parti sono più che accettabili. Rimane una domanda aperta: ma gli altri? La risposta a questa domanda è nelle prossime righe, e non è rassicurante…
I soggetti politici coinvolti
Per analizzare con maggiore ampiezza e completezza il panorama politico italiano ho scelto di ripetere alcuni giorni dopo (da qui minime differenze con l’altro campione) l’esperimento su alcuni politici più rappresentativi per le grandi correnti di pensiero attualmente attive, ed in particolar modo alcuni esponenti di spicco del panorama politico su Twitter (per ciascun soggetto preso in analisi è riportato il numero dei follower attivi nell’ultimo mese coinvolti nell’analisi):
- Per l’area Destra
- Matteo Salvini (panel 588.017 utenti attivi)
- Giorgia Meloni (panel 355.525 u.a.)
- Per l’area 5 Stelle
- Luigi Di Maio (panel 326.457 u.a.)
- Giuseppe Conte (panel 215.228 u.a.)
- Per l’area Sinistra (lo so, lo so…)
- Nicola Zingaretti (panel 198.829 u.a.)
- Matteo Renzi (panel 1.068.799 u.a.)
Il campione totale ha quindi raccolto i contenuti postati online da un totale (non disambiguato tra più politici) di circa 3.155.000 utenti twitter, ricordandoci che la non-disambiguazione fa si che i link condivisi da un utente che segue più politici vengano contabilizzati più volte. Questa potenziale difformità è però preventivata e completamente accettata: l’obiettivo è infatti di analizzare il fenomeno della diffusione dei contenuti da parte dei seguaci, non le motivazioni di condivisione (o meno) delle idee politiche del soggetto seguito. Altra annotazione necessaria è quella secondo cui la condivisione non deve essere considerata come rappresentativa di approvazione, ma potrebbe anche essere fatta per contestare la notizia: tale circostanza, però, altro risultato ultimo non ha che la massimizzazione della diffusione della notizia stessa.
Infine ho pensato di aggiungere altre due realtà politiche che processino una posizione estremamente avversa a quella della Destra rappresentata in questo panel da Matteo Salvini e Giorgia Meloni, aggiungendo due figure sicuramente da molti ritenute controverse:
- Per l’area Diritti Civici
- Monica Cirinnà (panel 35.348 u.a.)
- Laura Boldrini (panel 367.585 u.a.)
Per ciascuno di questi soggetti politici è stato utilizzato un software commerciale leader per l’analisi delle conversazioni online per rintracciare e analizzare all’interno dei 30 giorni precedenti la data del 9 Novembre 2019 i siti web maggiormente citati all’interno di tweet e retweet dei follower di ciascun politico preso in esame.
Classificazione dei Siti
Da questa (lunga) lista sono stati estratti per ciascuno di questi i primi 30 siti internet per numero di condivisioni ciascuno di questi è stato classificato secondo due criteri di classificazione distinti:
- Classificazione secondo Lingua
Sono state classificate le fonti che presentano contenuti informativi in lingue differenti dall’Italiano
- Siti in Lingua Italiana: quei siti di informazione che riportano notizie in lingua italiana;
- Siti Esteri: quei siti di informazione che riportano notizie in lingua differente da quella italiana;
- Siti N/A: quei siti che non contengono notizie propriamente dette ma che sono aggregatori o contenuti generati dagli utenti, che sono stati classificati come “cosa terza” (es. Periscope, Youtube etc…).
- Classificazione secondo Tipologia
La tipologia esprime il tipo di siti web che vengono analizzati dividendoli secondo quattro classificazioni specifiche:
- Testate: quei siti che rappresentano testate giornalistiche registrate;
- Alternative Media: siti che offrono informazioni pur non essendo strettamente delle testate giornalistiche. Rientrano in questa definizione sia i media di partito (siti gestiti/affiliati a realtà politiche o diretti/organizzati da realtà politiche), sia i siti che sono notori (per consenso giornalistico) organi di propaganda. Trovate maggiori dettagli nelle Note di Classificazione a fine pagina.
- UGC – User Generated Contents: i siti che ospitano contenuti creati dagli utenti, come le piattaforme di YouTube, le petizioni online, i forum, i social network…
- Aggregatori: nel limite del possibile si è tentato di escludere da questa analisi gli aggregatori di notizie non originali. La mancanza di taluni siti presenti in classifica è di norma attribuibile a questo.
- Disinformazione: Siti notori, secondo criterio del consenso giornalistico, che distribuiscono prevalentemente disinformazione e/o misinformazione e/o fake news. Trovate maggiori dettagli nelle Note di Classificazione a fine pagina.
Alcune importanti annotazioni sul campione sono fornite nell’appendice Annotazioni sul Campione.
I siti italiani più condivisi dai follower dei politici italiani
La prima delle informazioni da sottolineare è che la fonte informativa italiana condivisa dai follower di tutti gli schieramenti appare essere Repubblica, con una incredibile variabilità:
Nella classifica dei siti italiani di informazione più condivisi dai follower guida nettamente Repubblica, seguita dal Fatto Quotidiano e quindi dal Corriere. A seguire Ansa, Libero Quotidiano e La Stampa.
Che le condivisioni avvengano per avvalorare o contestare il messaggio espresso, non c’è dubbio alcuno che le principali testate rappresentino la prima fonte di notizie scritte, anche se – come vedremo in seguito – la somma delle condivisioni delle prime 5 testate non riesce a scalfire l’importanza del solo sito di UGC YouTube.
Altre importante informazione è come i due siti di disinformazione presenti nella top30 (segnatamente VoxNews e ImolaOggi) abbiamo complessivamente un numero di condivisioni decisamente maggiore di alcuni quotidiani a livello nazionale, come Il Giornale, La Stampa, Il Messaggero, il Sole24Ore, Il Secolo d’Italia, e molti altri, a confermare – ce ne fosse ancora bisogno – l’incidenza del fenomeno della disinformazione sulla formazione dell’opinione pubblica in Italia.
Il focus sulla Disinformazione
La disinformazione non è, come appariva anche evidente dalla precedente infografica, un problema eminentemente legato a due politici, anche se non incide per tutti gli schieramenti con medesima forza.
La classifica dei follower più attivi nella condivisione di disinformazione vede in prima posizione quelli di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, mentre terza e quarta posizione sono occupate dai follower di Luigi Di Maio e da quelli di Giuseppe Conte.
Anche nella sfera di sinistra esiste il fenomeno, riferibile principalmente ai follower di Matteo Renzi e, in numero minore, Nicola Zingaretti.
Totalmente assenti invece i follower di Monica Cirinnà e di Laura Boldrini: nessun sito di disinformazione è infatti presente – per entrambe – nelle prime trenta posizioni della classifica prese in esame.
Una descrizione di maggiore lunghezza sulle eventuali motivazioni della presenza di siti di disinformazione condivisi dai seguaci degli schieramenti politici è presente in appendice Annotazioni sul Campione: in questa sede basti ricordare che posso seguire un account twitter anche solamente per contestarlo avendo opinioni opposte (e quindi essere calcolato) e che la condivisione anche solamente per “sbugiardare” un link ritenuto fake news altro non fa che, comunque, aumentarne la diffusione.
Altra importante annotazione è quella dell’incidenza dei siti di User Generated Content sulle statistiche di condivisione dei contenuti: per molti dei politici presi in esame buona parte della condivisione di link da parte dei propri seguaci è composta – principalmente – da YouTube.
Se YouTube domina il “discorso politico”
Ed è invero impressionante, quasi preoccupante, il peso che YouTube riveste all’interno dell’arena politica italiana, rappresentando di gran lunga la prima delle fonti “informative” condivise dai seguaci dei politici presi ad esame.
Il solo sito YouTube, con oltre 1.600.000 condivisioni, rappresenta da solo per volumi una dimensione pari alla somma dei primi 5 siti di informazione italiani condivisi, configurandosi di gran lunga come la prima fonte informativa condivisa dai seguaci dei politici italiani su Twitter.
YouTube rappresenta la prima fonte informativa condivisa dai seguaci dei politici italiani su Twitter.
Altrettanto degna di nota la rappresentazione in italia dei siti di informazioni stranieri, che vengono per di più condivisi – in percentuali schiaccianti – dai seguaci di Matteo Salvini e nelle cui prime posizioni appaiono oltre all’immensamente controverso giornale sovranista Breitbart anche giornali di chiara connotazione politica.
La presenza di tali giornali potrebbe essere anche semplicemente ascrivibile ad un maggior interesse dei seguaci di taluni politici alle news internazionali.
Le classifiche dei singoli personaggi politici
Per finire i dati delle classifiche della Top 30 dei siti web condivisi dai follower dei singoli politici italiani:
Considerazioni finali e materiali da scaricare
Ritengo che non esistesse, sinora, uno studio così particolareggiato su un numero così vasto di seguaci appartenenti a così tante correnti politiche, e spero che questa mia analisi apra una serie di riflessioni nella società civile riguardo non solamente il fenomeno della proliferazione della disinformazione, ma anche e soprattutto sulle modalità di approvvigionamento di informazioni (e di condivisione delle stesse) all’interno dell’arena politica.
La prevalenza di condivisioni di siti di disinformazione da parte dei seguaci di talune forze politiche è sicuramente un fenomeno complesso da arginare e potenzialmente incredibilmente pericoloso, ma altrettanto lo è – nella mia opinione – la estrema rilevanza dei siti web di User Generated Content, in primis YouTube, sulla infosfera di comunicazione politica italiana.
Spero questo sia un primo lavoro da integrare con altre eventuali analisi, che potete anche suggerirmi ai contatti che trovate sul sito.
I dati e la versione ad alta risoluzione delle infografiche di cui sopra sono disponibili, previa registrazione e secondo licenza CC BY-NC-ND 2.5, a questo indirizzo.
E, come sempre… #EstoteParati
Note Metodologiche
APPENDICE 1: Note di classificazione
Non esiste una classificazione che non sia, in qualche modo, di parte: tirare un confine su dove inizia una definizione e dove ne termina un’altra è spesso un lavoro difficile e mai scevro da bias. Per questo ho cercato di modificare la tassonomia iniziale anche recependo i saggi consigli di Nicola Porro che qui ringrazio pubblicamente. Ciò nonostante alcune decisioni vanno prese, e non posso fare altro che essere trasparente con i lettori sulle assunzioni di base che ho preso.
Sono state segnalate come “testate” le realtà online notoriamente rientranti in questa categorie, come “alternative news” gli outlet informativi che non rientrano nella definizione di quotidiani (non sono testate) e/o su cui c’è ragionevole consenso giornalistico sulla loro polarizzazione e sull’ingerenza politica al loro interno di forze nazionali di disinformazione, come ad esempio:
- Russia Today (es. qui, qui, qui, qui, qui e qui)
- SputnikNews (es. qui, qui, qui, e qui)
- The Gateway Pundit (es. qui, qui, qui e qui)
- O Antagonista (es. qui, qui e qui)
- Jornal da Cidade Online (es. qui, qui e qui)
- FDeusche (es. qui e qui)
Una nota a margine su Breitbart: sebbene sia una delle fonti più polarizzate e largamente contestato, la sua reintroduzione in molte pubblicazioni internazionali come una sorta di “manifesto culturale” della Alt-Right (si veda ad esempio la decisione di Facebook di reintrodurlo tra le news) mi ha fatto propendere per la classificazione in “testate”. È una scelta sicuramente contestabile, ma che mi sento di portare avanti per una sorta di equilibrio delle posizioni, soprattutto visto che non vi sono particolari differente con la estrema polarizzazione di altre testate italiane.
La classifica di un sito internet come appartenente alla categoria di disinformazioneè stata anch’essa fatta per consenso giornalistico e di audizioni parlamentari, che riconosce numerosi episodi. Non è forse anche questa “a prova di bomba”, ma è sicuramente un metodo abbastanza preciso per una analisi di questo tipo.
In questo caso le informazioni sui principali siti sono prese dalle seguenti fonti:
- ImolaOggi: Giornalettismo, Repubblica, Il Fatto Quotidiano, Lettera43, e molti altri…
- VoxNews: La Stampa, Camera dei Deputati, Bufale.net, denunce, e molti altri…
- StopCensura: Bufale.net, Butac, Espresso, StopFake, Università di Roma 3, e molti altri…
Altri siti potrebbero avere una connotazione fluida tra “testate” e “alternative news”: dove questo è accaduto si è preferito dare l’accezione più positiva di “quotidiani”.
APPENDICE 2: Annotazioni sul campione
Il campione totale ha raccolto i contenuti postati online da un totale non disambiguato tra più politici di circa 3.155.000 utenti twitter, ma è necessario ricordare che la non-disambiguazione fa sì che i link condivisi da un utente che segue più politici vengano valorizzati più volte. Questa potenziale difformità è però preventivata e completamente accettata: l’obiettivo è infatti di analizzare il fenomeno della diffusione dei contenuti da parte dei seguaci, non le motivazioni della condivisione o, ancora meno, l’aderenza alle idee politiche del soggetto da parte del suo seguito, o il mero “follow” per contestarne l’operato. Altra annotazione necessaria è quella secondo cui la condivisione non deve essere considerata come rappresentativa di approvazione, ma potrebbe anche essere fatta per contestare la notizia: tale circostanza, però, ancora una volta non cambia l’effetto finale di propagazione del sito web condiviso.
Le principali critiche che sono arrivate
Molti di voi hanno mandato consigli (o critiche) che ho deciso di gestire qui, più che altro per evitarvi di doverle rimandare ad libitum…
Le ho aggiunte sulla base delle critiche che mi sono state mosse e che ritengo magari fondate, ma spesso non il linea con lo scopo di base dello studio:
- Non è uno “studio scientifico/paper/studio accademico”: Come differenziate uno “studio” da uno “studio accademico”? Se lo definite come per il “published paper”, questo passa una serie di controlli di valutazione e di peer-review che lo rendono – obiettivamente – qualcosa di differente, sotto molti versi.
NO, questo non è un “published paper”. Sì, continua ad essere uno studio. - Non hai tenuto conto delle percentuali/degli errori/della deviazione standard: Assolutamente corretto. Presento dati quantitativi e non in percentuale, con le percentuali (se vi interessano) disponibili per chiunque per il calcolo. L’obiettivo è vedere sul totale delle condivisioni chi condivide/cosa;
- Un cattedrato dovrebbe pubblicare in altro modo: vero, ma non sono un cattedrato. Ho incarichi come professore A CONTRATTO (e cerco di specificarlo ovunque, anche se alle volte qualcuno lo fa “cadere”) e quindi non sono un accademico, ma un professionista “prestato” all’accademia, più strategico, meno teorico.
Ah, peraltro gli errori eventuali dello Studio non sono da attribuire alle prestigiose istituzioni che mi ospitano ma unicamente a me; - Manca il numero per giorno/per utente: vero, non è una quantità facilmente desumibile dalle piattaforme utilizzate e quindi non è stata compresa. Questo non inficia nell’obiettivo finale di mostrare quali sono le dimensioni del fenomeno, ma al massimo risponde alla domanda “quanti/chi sono i distributori di disinformazione” che è fuori dallo scopo dello studio.
- Non è un campione significativo della popolazione: non l’ho mai detto e lo studio si limita a descrivere quali siti sono maggiormente condivisi dai seguaci del singolo politico. Il titolo è clickbait? No, è giornalistico, perché non posso mettere un foglio protocollo come titolo;
- Tre milioni di italiani? No, fermi. Innanzitutto non è possibile a tavolino stabilire se più “persone” hanno eventualmente più “account” ed in secondo luogo, come ben specificato nelle note metodologiche, i fan non sono disambiguiati: in altre parole se seguono più politici vengono contati più volte.
- Hai deciso tu cosa è disinformazione: no, ho preso (stando di manica larghissima) una serie di siti su cui esiste consenso giornalistico per definirli tali, oltre che numerosi documenti ufficiali (come interrogazioni). Tutto quello che scrivono è fake news? No, scrivono anche cose reali, ma proiettate in un contesto polarizzato, sempre senza alcuna eccezione. Sono differenti dalle testate? Sì.
- Manca la disinformazione mandata dai quotidiani: assolutamente vero, ed è la pecca maggiore di tutte perché da una visione limitata della realtà della disinformazione. Infatti da nessuna parte viene detto che alcuni seguaci di politici diffondono disinformazione, ma siti palesemente dedicati alla dis-informazione. E’ una differenza sottile? Forse, ma non più di tanto.
- Ma il giornale XXX ha scritto che: sfortunatamente non posso controllare cosa scrivano e come riprendano la cosa, posso essere trasparente e mostrare i limiti (a loro come a voi) e dare quelle che ritengo essere informazioni di valore.
Detto questo, se le premesse vi stanno bene… Iniziamo!