Visualizzare la #Infodemia: il caso #Coronavirus

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E se la tua capacità di decidere sulla base dei dati a disposizione fosse effettivamente zero?

Il problema Infodemia

Pare proprio che il neologismo del 2020 sia “Infodemia”, che a questo punto è diventata pervasiva non per qualche moda particolare ma perché ne stiamo subendo gli effetti sconvolgenti durante l’epidemia di Coronavirus.
L’Infodemia è, secondo la Enciclopedia Treccani:

infodemia: s. f. Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. 

Vocabolario della Lingua italiana Treccani

Sul concetto di infodemia per se ha scritto tanto – e molto bene – l’amico Andrea Fontana in un bel pezzo su Le Formiche e se avete un filo di tempo vi consiglio anche il bel pezzo di Dino Amenduni su Atlante, ma ci sono alcuni concetti che vanno sicuramente analizzati da un punto di vista di Strategia di Storytelling e di analisi delle dinamiche di conversazione.

Innanzitutto il fatto che quando parliamo di Infodemia non parliamo di un vero e proprio problema, ma della caratterizzazione pratica degli effetti sintomatologici più evidenti di un processo più complesso, che ha la sua origine in almeno tre differenti problemi da analizzare singolarmente:

  • La caduta della fiducia verso i “gatekeeper” della informazione;
  • La (eccessiva) fiducia verso le fonti autoselezionate e all’interno della mia rete sociale;
  • La elaborazione del mio concetto di realtà attraverso i miei pregiudizi cognitivi (bias) e la autopolarizzazione.

Il fenomeno del sovraccarico cognitivo che sfocia in troppe informazioni senza una metodologia adeguata di selezione e quindi senza la possibilità di crearmi un modello di rappresentazione della realtà corretta affonda infatti le sue radici all’interno di un panorama di desolazione post-nucleare delle capacità informative delle Istituzioni, comunque le classifichiamo (quindi comprendendo Enti statali, politici, organizzazioni) e una fiducia nei media ai minimi storici.

E, ci sarebbe da dire che questa fiducia è persa perfettamente a ragione, visto che le dinamiche di informazione della stragrande maggioranza dei media si concentrano su un più o meno malcelato clickbait e sulla gara alla visibilità gridando la menzogna più forte che si possa dire impunemente senza finire nel penale.

Le copertine di Libero nei giorni di OutBreak del Virus

Non che la politica sia da meno: istituzioni, enti, politici non utilizzano i veicoli informativi per “informare” il cittadino, ma semmai per rilanciare in modo assolutamente strumentale le proprie idee politiche e per sollecitare il processo di Propaganda dietro alla singola news, spesso rilanciando null’altro che un newsjacking delle singole notizie.

Il problema auto-polarizzazione

D’altro canto il secondo e terzo punto, cioè fidarmi dei miei contatti in assenza di una autorità di cui mi fido e informarmi secondo i miei pregiudizi, si uniscono in quel fenomeno che prende il nome di auto-polarizzazione, in cui ricerco semplicemente le notizie che mi interessano pre-selezionando quelle che confermano i miei pregiudizi, indipendentemente dalla loro qualità o autorevolezza.

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Un esempio da manuale di Auto-Polarizzazione

Nella pratica mi approvvigiono di informazione solo attraverso le fonti che già seguo, ricerco-seleziono-rilancio solo le news che provengono da fonti che hanno la mia stessa visione politica-sociale e quindi non solamente non sono in grado di sviluppare un punto di vista che si discosti da quello delle “fedi” di appartenenza, ma anche e soprattutto alimento la macchina mediatica della infodemia solamente al fine di rilanciare la mia weltanschauung – la visione del mondo – spesso attraverso siti spazzatura e pessima informazione e slogan polarizzati – per “spingere” non tanto la verità quanto la MIA verità, la mia visione, spesso fallata, del mondo e delle dinamiche che sono sottese ad esso.

È un fenomeno conosciuto, di cui parlo ormai da tanti anni, sia in conferenze pubbliche – come quella della Croce Rossa di oltre un anno fa – sia nel Corso universitario di Corporate Reputation & Storytelling: non mi fido delle news, mi modello una mia verità legata ai miei pregiudizi e trovo nella rete informazioni che si conformano a queste, rilanciandole.
Semplice, immediato, preciso.

Ma come mostrarlo direttamente in modo visuale?

Vedere l’Infodemia

L’occasione per riuscire a visualizzare il processo di Infodemia origina con una crisi, quella del CoronaVirus. Nelle ore immediatamente prospicienti alla crisi di comunicazione che porterà alla isteria collettiva sul virus (e quindi tra le 13h00 del 23-02-2020 e le 13h00 del 24-02-2020), Twitter si scatena generando quasi 100.000 contenuti in lingua italiana (92.400) afferenti all’hashtag #CoronaVirus, quello più centrale ed importante.
Ho deciso di analizzarli e graficarli, usando analisi già fatte in passato e integrando gli spunti dati anche da un bell’articolo dell’amico Stefano Corposanto, per capire se era possibile vedere, una buona volta, l’infodemia.

Ma questa miriade di voci nell’infosfera, lungi dal portare “informazione” – che comunque alimenterà il picco della psicosi COVID-19 – racconta una storia visuale interessante e forse per la prima volta chiaramente visibile.

Se vi aspettate che le informazioni principalmente consultate e condivise siano quelle delle Istituzioni, prime fra tutte l’Istituto Superiore di Sanità, Organizzazione Mondiale della Sanità e Ministero della Salute, beh vi attende una amara sorpresa: questo tipo di contenuti rappresenta una sotto-rete che cuba circa il 23% del totale delle conversazioni.

La mappatura mediante visualizzazione delle classi di utenti tra loro coese nelle conversazioni (quella che viene normalmente definita modularity) ci mostra tre “galassie”, cioè tre gruppi di utenti che  hanno discusso tra loro dell’emergenza usando l’hashtag  #coronavirus.

La suddivisone in classi di modularity della “galassia” #coronavirus

La “Galassia” dell’informazione

Il primo gruppo (azzurro) rappresenta  i  tweet  degli utenti che rilanciano fonti certe: e infatti vediamo in primo piano il Ministero della Salute. Questo gruppo, però, rappresenta solo  il 23% delle conversazioni  totali.

Tra queste alcuni tweet particolarmente importanti come:

La “Galassia” della Destra

Il secondo gruppo rappresenta  i  tweet  degli utenti che rilanciano  fonti  dell’area di destra e sovranista e  questa nuvola: sono il 46% delle conversazioni  con l’hashtag  ufficiale  #Coronavirus.

In primo piano l’account di Mariagiovanna Maglie e RadioSavana, molto conosciuto nell’area social sovranista, e la narrazione è sempre la stessa, che fa capo alla paura dell'”alieno” ed alla priorità degli Italiani, trasformando anche l’occasione CoronaVirus in un messaggio di propaganda secondo le normali dinamiche di newsjacking.

La “Galassia” della Sinistra

Infine il terzo gruppo rappresenta  i  tweet degli utenti che rilanciano fonti blandamente appartententi all’area di centro-sinistra,  cioè il 31% delle conversazioni totali.

È Alessandro Gassman il profilo più condiviso, con un invito a “fare parlare gli esperti”, seguito a ruota da diversi altri account (da Renzi a Letta) tutti con un invito a tacere e fare parlare “gli esperti” che – paradossalmente – ha avuto molta più voce e risonanza della voce degli stessi esperti che tenta di tutelare, andando a dominare la piattaforma conversazionale ed offuscare in modo deciso proprio l’interesse che si voleva tutelare.

Conclusioni

È indubbio come proprio nel momento del picco del panico ha avuto il sopravvento della Infodemia con la fortissima polarizzazione delle posizioni da parte di ambedue gli schieramenti politici, ed è stata sicuramente minoritaria la  posizione  delle informazioni accurate, certificate.

Un problema vero e contingente che, sicuramente, dovrà farci molto riflettere in merito alle scelte narrative, alle dinamiche di comunicazione delle crisi (istituzionali o corporate) e comunque alle Strategie di Storytelling che dovremo imparare ad adottare per potere – o dovere – parlare ad un uditorio sempre più polarizzato.

Lo racconto e raccontiamo – applicandolo nella realtà – ormai da anni, quindi la domanda lo pongo direttamente a voi, che leggete: siete pronti per il futuro?

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.